Con il 3 giugno si apre la cosiddetta Fase 3, con essa la tanto attesa riapertura degli spostamenti tra Regioni e, per disposizione dell’Ordinanza della Regione Veneto n. 55/2020, la possibilità di non indossare la mascherina all’esterno, in tutte le occasioni in cui non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza di sicurezza tra non conviventi.
Con Ordinanza regionale n. 56/2020 sono stati infine anche riaperti servizi per l’infanzia 0-3 anni e sale giochi per bambini e adolescenti, andando praticamente a concludere la serie di riaperture delle attività del territorio.
Si può affermare che, fermo restando il divieto di assembramenti e di eventi che rimane, non sussistono più per le associazioni divieti specifici di svolgere una qualche attività, ma proprio questo è il momento in cui aumentare la prudenza e la messa in atto di misure di protezione durante le proprie attività.
Le prescrizioni da rispettare sono rimaste quelle del Decreto legge 33/2020, delle Linee Guida per la riapertura delle attività economiche e produttive del 25 maggio 2020 dalla Conferenza delle Regioni e delle Ordinanze regionali cui già si è fatto rinvio in precedenti comunicati.
Durante la Fase 2, inoltre, vi è stata una apertura, a seguito dell’Ordinanza regionale n. 50/2020, ad attività di socialità per bambini e adolescenti 0-17 anni, sono stati aperti molti spazi giochi per bambini e parchi in seguito a regolamentazioni comunali e sono state ammesse le riaperture e le attività di centri culturali, ricreativi e sociali.
Le associazioni possono quindi di fatto a pieno titolo riprendere le loro attività, ma con le precauzioni che andranno valutate di volta in volta per i singoli casi: un’associazione che gestisca uno sportello aperto al pubblico, ad esempio, dovrà rispettare, con gli adattamenti del caso, le prescrizioni dettate dalle Linee Guida regionali per le attività rivolte al pubblico, tra cui le limitazioni all’accesso, la sanificazione periodica e l’adozione delle misure di sicurezza e dispositivi di protezione individuale.
Si passa quindi da una fase di attività consentite e vietate a una fase della responsabilizzazione delle associazioni: è necessario, anche qualora non si avesse a disposizione un consulente specifico o un responsabile del servizio di prevenzione, che le associazioni facciano una valutazione sulle misure di protezione più opportune da adottarsi nel rispetto dei principi delle Linee Guida. Si consiglia, inoltre, di verbalizzare o comunque di mettere per iscritto questa valutazione su come adattare le prescrizioni per le attività alle proprie caratteristiche, anche in considerazione, ad esempio, della vulnerabilità dei propri volontari o utenti. Si ricorda infatti che i soggetti più vulnerabili in questo momento storico, sono le persone anziane, immunodepresse o affetti da malattia.
Qualora non sia possibile proteggere adeguatamente i volontari o gli utenti della propria associazione, essa potrebbe anche valutare di rimandare a un momento successivo la riapertura totale delle attività, nel rispetto di quanto raccomandato.
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