Le donne sono una forza imprescindibile nel volontariato italiano, animate da una forte voglia di partecipazione e protagonismo. Eppure, come in molti altri ambiti, anche nel volontariato si trovano in bilico tra il loro contributo determinante e una scarsa rappresentanza nei ruoli decisionali.
I dati pubblicati da ISTAT tra la primavera e l’estate scorsa nel Censimento Permanente delle Istituzioni Non Profit lo confermano: le volontarie italiane sono quasi 2 milioni, pari al 42% del totale ma se si considera il volontariato in età giovanile, la loro presenza supera quella maschile. Secondo l’indagine ISTAT sugli Aspetti della vita quotidiana (2023) le donne che affermano di svolgere attività̀ gratuite in associazioni di volontariato sono 7,9% a fronte del 7,7% degli uomini, ma la percentuale di volontarie aumenta fino a oltre il 9% tra le ragazze dai 14 ai 17 anni contro il 4,7% dei ragazzi. Con l’aumentare dell’età la percentuale cresce ancora – le donne tra i 20 e i 24 anni impegnate sfiorano il 10% a fronte del 6,4% dei maschi. In leggera diminuzione la quota di volontariato femminile con l’avanzare dell’età, anche a causa dei maggiori carichi di cura familiare, di lavoro domestico e di impegni lavorativi più gravosi.
Sebbene il calo del numero complessivo di volontari rispetto al 2015 abbia colpito entrambi i generi, la diminuzione della componente femminile (-13%) è stata meno marcata rispetto a quella maschile (-17,6%).
Tuttavia, quando si guarda ai ruoli di vertice, emerge una disparità evidente: la presenza femminile è ancora minoritaria nei livelli decisionali più alti.
Volontariato e carichi di cura: un equilibrio complesso
In un Paese in cui la distribuzione del lavoro domestico e di cura è ancora sbilanciata, la possibilità delle donne di dedicarsi al volontariato è fortemente influenzata dalla condizione familiare. Il divario di genere più marcato si registra nella fascia d’età tra i 30 e i 54 anni, quando i carichi di cura verso figli e genitori sono maggiori: le donne in questa fascia dedicano in media più di 5 ore al giorno alla gestione familiare, contro poco più di 2 ore degli uomini (ISTAT). Questo incide sulla possibilità di impegnarsi nel volontariato, con un tasso di partecipazione femminile inferiore rispetto agli uomini nella stessa fascia d’età. Tuttavia, quando riescono a conciliare gli impegni personali con l’attività volontaria, le donne dimostrano una maggiore stabilità e costanza: secondo un’indagine realizzata nel 2023 da Generali Italia, con il supporto della Country Sustainability and Social Responsability, della Business Unit Enti Religiosi e Terzo Settore-Generali Italia e con il contributo di CSVnet, le volontarie tendono a mantenere un impegno più continuativo nel tempo rispetto agli uomini, assicurando un contributo affidabile sia in termini di tempo sia di capacità organizzativa e visione strategica.
«Le donne hanno spesso meno tempo per dedicarsi al volontariato a causa dei carichi familiari e lavorativi, ma quando possono farlo il loro apporto è di grande valore, sia per continuità che per affidabilità» – afferma Chiara Tommasini, presidente di CSVnet, la rete che associa i 49 Centri di servizio per il volontariato (CSV) attivi in Italia. «Il nostro obiettivo è supportare le organizzazioni nello sviluppo di ambienti sempre più inclusivi e flessibili.»
«I CSV – infatti – rappresentano un osservatorio privilegiato per cogliere le tendenze del volontariato e accompagnarne le evoluzioni. Sappiamo che il tema della partecipazione femminile e della leadership è centrale per il futuro del volontariato organizzato. Ecco perché stiamo investendo per supportare le organizzazioni in questo cambiamento» – sottolinea Chiara Tommasini. «Abbiamo avviato una scuola permanente per la governance e gli operatori dei CSV, con un focus su animazione sociale e innovazione territoriale, e lavoriamo per sostenere gli enti nel ripensare i propri modelli organizzativi e decisionali. Inoltre, promuoviamo modelli di leadership condivisa, che valorizzino la presenza femminile, e investiamo in strumenti digitali per rendere l’impegno volontario più accessibile e conciliabile con la vita personale.»
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