L’8 giugno del 1974 don Antonio Mazzi, sacerdote dell’istituto don Calabria, sottoscriveva la Convenzione col Ministero della Difesa per l’accoglienza dei primi obiettori di coscienza alla leva militare, sperimentando di fatto l’attuale Servizio Civile Universale. Questi giovani italiani maschi (all’epoca vi era l’obbligo solo per loro) avevano ben chiaro cosa non fare; rifiutare di imbracciare il fucile per difendere la patria, ma non sapevano cosa fare per dimostrare che c’è un altro modo per difendere il Paese e i suoi cittadini. Grazie a questi enti si è iniziato a sperimentare il senso del Servizio Civile di oggi. La sacralità della difesa della patria sancita nell’articolo 52 primo comma della carta costituzione, è infatti responsabilità dei cittadini. Perché l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali si scrive nell’art. 11. Quindi come si difende la patria? Ancora ci viene in aiuto la magna carta dei padri e madri costituenti con l’art. 2, attraverso il dovere di solidarietà politica, economica e sociale invitando alla partecipazione sancita nell’articolo 4.
Nel secondo comma si dice: «Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società».
Ecco che l’Ufficio di Servizio Civile dell’Opera di don Calabria, attraverso il lavoro dell’Ufficio Comunicazione, ha voluto ricordare l’evento con una mostra fotografica per celebrare i primi 50 anni. L’obiezione di coscienza al servizio militare di leva era stata riconosciuta dal parlamento dello Stato italiano solo il 15 dicembre del 1972. L’Opera fu il primo ente ad accogliere gli obiettori nel territorio veneto e il sesto in Italia.
Per ricordare questo anniversario molto importante per la nostra città, si è condiviso con il Comune di Verona e gli enti veronesi di Servizio Civile Universale di promuovere il Bando Ordinario 2024, già in essere con scadenza 18 febbraio 2025 ore 14.00. La mostra, allestita nella Biblioteca Arturo Frinzi di Verona che ha condiviso la proposta culturale vista la situazione bellica internazionale che si sta vivendo, trova spazio sino al 31 gennaio (prorogata chiusura della mostra a martedì 18 febbraio) per riflettere sulle possibili soluzioni e dare la possibilità ai giovani 18-28enni di candidarsi ai progetti a bando. La mostra, realizzata dall’Ufficio Servizio Civile dell’Opera in collaborazione con il Movimento Nonviolento, è visitabile liberamente presso gli spazi bibliotecari dal lunedì alla domenica dalle 8.00 alle 23.30. Si tratta di 30 pannelli che nella prima parte ripercorrono con foto e documenti la storia dell’obiezione di coscienza in Italia, grazie al Movimento Nonviolento che ha realizzato anche un approfondimento sulla situazione russo, ucraina e bielorussa, dal dopoguerra all’istituzione del Servizio Civile Nazionale nel 2001, per arrivare fino all’attuale Servizio Civile Universale. La seconda parte è dedicata alla storia del Servizio Civile nell’Opera Don Calabria, cominciando proprio con i primi obiettori di coscienza di via Roveggia e proseguendo con le centinaia di giovani che hanno svolto servizio nei decenni successivi. Un’ulteriore parte, grazie al contributo dell’Università di Padova che ha realizzato una ricerca dal 2002 al 2022, vede chi sono gli Operatori Volontari in Servizio Civile.
È l’occasione per riflettere sulla situazione e sulle prospettive del Servizio Civile Universale, sottolineando ancora una volta il valore di questa istituzione che favorisce nei giovani l’educazione alla pace e alla solidarietà in un momento storico particolarmente delicato, attraversato da conflitti e da una crescente retorica bellicista: “Se vis pacem, para pacem”. Un richiamo alla pace e alla nonviolenza che già il fondatore San Giovanni Calabria sentiva con profonda passione più di un secolo fa. Scriveva infatti sul suo diario nel 1918, ancora in piena Prima Guerra Mondiale: «Guerra no, no, no! Compito del cristiano nella guerra è di subirla e adoperarsi a tutto potere per lenire tutti i dolori e le miserie che questo flagello porta. I fratelli che uccidono i fratelli! Chi lo può pensare e approvare, senza rinunciare di essere seguace di Gesù Cristo?».
Ma soprattutto è l’occasione per promuovere il bando, favorendo la partecipazione dei giovani ai progetti dove possono sperimentare, grazie a tutti gli enti che dedicano risorse umane ed economiche, che la nonviolenza è davvero un altro modo di stare in questo mondo praticando la mediazione dei conflitti, la solidarietà sociale, la salvaguardia dell’ambiente e dei beni artistico culturali della nazione.