Martedì 10 dicembre, nella Giornata Mondiale dei Diritti Umani, e nell’anno del centenario di Franco Basaglia, l’associazione Self Help San Giacomo rilancia la campagna per l’umanizzazione della sofferenza mentale rendendo pubblico il proprio manifesto: Ridiamo umanità alla sofferenza mentale – Un’utopia possibile.
Alla sera, alle ore 21.00, spettacolo dedicato a Vincent Van Gogh al Teatro Modus a Verona.
La sofferenza mentale è in continua espansione in tutte le fasce di età e l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che entro il 2030 i disturbi mentali saranno i più diffusi nel mondo. In larghe fasce soprattutto giovanili emergono forme molteplici di sofferenza psico-sociale quali ansia, panico, disturbi bipolari, disturbi borderline, disturbi di personalità, disturbi alimentari, ritiro sociale, forme di aggressività e di autodistruzione. Tra i giovani dai 15 ai 29 anni il suicidio rappresenta la terza causa di morte e sempre più i disturbi psichici si mescolano a forme di vecchie e nuove dipendenze. Un senso di impotenza, abbandono, solitudine pervade chi, come le famiglie, si trova a convivere con tanta sofferenza. Di converso, appare sempre più evidente come l’attuale sistema di servizi psichiatrici e delle dipendenze istituzionalmente deputato ad affrontare tale situazione stia manifestando tutti i propri limiti legati, più che alla carenza di risorse, al permanere di una cultura manicomiale di controllo sociale e istituzionalizzazione che ha portato a processi di cronicizzazione della sofferenza mentale e relazionale fino alla riapertura in Veneto di strutture neomanicomiali.
«Serve, a nostro avviso, un cambio radicale di paradigma – spiega Ernesto Guerriero, socio fondatore associazione Self Help San Giacomo – È necessario liberare la sofferenza mentale dall’approccio strettamente psichiatrico-sanitario per cogliere il “nucleo doloroso” di una sofferenza umana che si genera nel complesso processo di equilibri vitali della persona e che va guardata con gli occhi della “cura” intesa non come pura “terapia” ma come “prendersi cura della persona” o, meglio ancora, come realizzazione di contesti e condizioni che permettano alla persona stessa di prendersi cura di sé e degli altri».
Per questo l’associazione rende pubblico il proprio manifesto: Ridiamo umanità alla sofferenza mentale – Un’utopia possibile.
Occorre riprendere la visione di Franco Basaglia, del quale quest’anno ricorre il centenario della nascita e recuperare i contatti con le radici umane e relazionali che stanno alla base della sofferenza mentale. Non si tratta di ricercare nuovi modelli da applicare nelle cure psichiatriche ma di cambiare visione e cultura, il modo cioè, di affrontare la sofferenza mentale fin dal suo esordio, passando dalla centralità della patologia alla centralità della persona, ridando valore alla soggettività, alla capacità di autodeterminazione delle persone e puntando alla costruzione di reti di reciprocità relazionale sul territorio in grado di diventare attrattive e restituire la voglia di vivere a tanti, soprattutto giovani. Non possiamo pensare che ci siano persone con la prospettiva di stare, magari per tutta la vita, in carico ai propri familiari o, peggio ancora, rinchiuse in qualche struttura. Tutti devono avere la possibilità di essere sostenuti nella ricerca della loro realizzazione possibile partecipando da protagonisti e non da malati o da utenti a questo processo.
Parallelamente bisogna prendersi cura dei familiari e dei contesti sociali soprattutto scolastici, promuovendo anche in questi ambienti una nuova visione di questi problemi. Sappiamo che non è facile e stiamo sperimentando come sia difficile trovare alleati su questa strada. Abbiamo perciò chiamato questa nostra visione “utopia” che però riteniamo “possibile” se tutti, in particolare gli operatori professionali, avremo l’umiltà e la coscienza etica di non chiedere il cambiamento solo agli altri ma di realizzarlo noi stessi, insieme. È un dovere al quale non possiamo sottrarci, sicuramente noi come associazione fondata 30 anni fa proprio da un gruppo di “matti” (ci piace di più che “malati mentali”) del Servizio Psichiatrico di Verona Sud, e che sentiamo perciò nel nostro DNA l’impegno a far sentire alta la voce di quanti sono diventati sempre più invisibili agli occhi della società.
Lo faremo anche il 10 dicembre alla sera, alle ore 21.00 al Teatro Modus con uno spettacolo sulla vita di Vincent Van Gogh parlando del rapporto fra vita, arte e follia e provando a scandagliare quel miscuglio di desideri, aspirazioni, attese, passioni, bisogni, delusioni, frustrazioni, incomprensioni, gioie, dolori con il quale ognuno di noi deve fare i conti e che spesso genera quella sofferenza che, se non compresa, può segnare negativamente tutta la nostra vita.
Per informazioni
Associazione “Self Help San Giacomo” ODV
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