Riforma del Terzo settore: novità nel non profit

Approvata definitivamente dalla Camera la riforma del Terzo settore. In breve i punti salienti. Soddisfazione, ma anche timori per il calo delle risorse.


 

 

Lo scorso 25 maggio è stata approvata definitivamente dalla Camera, dopo due anni dalle prime Linee Guida, la riforma del Terzo settore. La nuova norma, con un testo-delega di 12 articoli, è il risultato di una sollecitazione da parte di tutto il mondo del non profit di decenni: una riforma che intenda dare omogeneità a una normativa, civilista e fiscale, ad oggi  assolutamente frammentaria e complessa.

Ma cosa cambia in sostanza? Naturalmente per il momento si parla solo di princìpi, spetta ora ai decreti attuativi, da emanare entro un anno, applicare concretamente quanto previsto, ma alcuni cambiamenti sono già visibili all’interno delle disposizioni generali. Di seguito i punti principali.

Cinque per mille
Diventa legge, con la razionalizzazione delle procedure di accreditamento e semplificazione delle procedure di calcolo e erogazione. Sarà ancora necessario fare ogni anno l’accreditamento per gli enti beneficiari, ma sarà una certezza.

Servizio Civile
Diventa universale, potranno accedervi tutti coloro che ne faranno richiesta, si estende ai cittadini stranieri regolarmente residenti e potrà essere svolto in parte in uno degli Stati dell’Unione Europea.

Normativa del non profit e enti di riferimento
Verrà unificata e coordinata, nelle intenzioni del Legislatore non esisteranno più previsioni normative “disseminate” in varie fonti normative e  anche le differenti normative delle agevolazioni fiscali e le leggi su volontariato e promozione sociale verranno armonizzate e semplificate. Si prevede anche la nascita di un unico osservatorio denominato Consiglio Nazionale del Terzo settore e di una Fondazione di diritto privato (Italia Sociale) a sostegno del non profit e di progetti innovativi.

Impresa sociale
Verrà riformulata la normativa del 2006, dando maggiore impulso a questa forma di impresa con caratteristiche sociali, in grado di produrre beni e servizi di utilità sociale.
Una importante previsione è infine riservata anche ai CSV: si apriranno anche agli altri soggetti del Terzo settore e la loro gestione potrà essere affidata a organismi federativi cui partecipino, ferma restando la prevalenza delle OdV, anche ad altri soggetti non profit. Sono inoltre previsti degli organismi regionali di coordinamento dei vari CSV per coordinare e razionalizzare le attività degli stessi.

 

La soddisfazione e i timori

La riforma ha significato sostegno ai ruoli e alle funzioni dei volontari, l’impegno alla trasparenza e  alla “ripulitura” del Terzo settore. I CSV sono già pronti al cambiamento.

«I Centri di Servizio agiscono già nel solco del cambiamento che la riforma comporterà per essi e si concepiscono da sempre quali soggetti inclusivi, fortemente radicati nelle comunità territoriali –puntualizza Stefano Tabò, presidente del Coordinamento dei Centri di Servizio per il Volontariato – ora, anche per legge, si afferma il principio delle porte aperte a tutte le organizzazioni del Terzo settore che vorranno entrare nella loro governance (ferma restando la prevalenza dei voti riservata al volontariato indicata dalla legge) e l’orientamento dei loro servizi per promuovere e rafforzare la presenza e il ruolo dei volontari nei diversi enti del Terzo settore».

«C’è d’altro canto preoccupazione nei centri di servizio per la forte riduzione dei fondi per il loro funzionamento. Mentre infatti la riforma prevede per i CSV un “finanziamento stabile attraverso un programma triennale”, l’accantonamento per il 2017 (su bilanci 2015) che le fondazioni di origine bancaria devono destinare allo scopo sarà inferiore di oltre il 30% a quello per l’anno in corso» si unisce Chiara Tommasini, presidente del CSV Centro Servizio per il Volontariato di Verona. «In questa fase la riforma assegna alla nostra rete un forte aumento delle attività – conclude Tommasini – e in assenza di risorse aggiuntive, la tenuta complessiva del sistema dei centri risulta a rischio”.

 
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