Buone pratiche di accoglienza a Villa Buri

Fare controinformazione: ci ha pensato una giovane osservatrice che il CSV di Verona ha inviato a Villa Buri. Di seguito il racconto di una buona pratica di accoglienza.


 
Argomento di dibattito negli ultimi mesi è stata l’accoglienza dei richiedenti asilo, promossa da diverse cooperative ed associazioni della provincia di Verona: ci si è interrogati su dove inizi il lavoro delle Organizzazioni di Volontariato quello della Prefettura e della Questura, e dove quello del Comune di Verona, ma una particolare attenzione è stata data alla modalità di collaborazione tra questi tre enti.

Il lavoro svolto dalle cooperative e dalle associazioni è diventato sempre più impegnativo e gravoso, rispetto al ruolo che effettivamente compete loro, e questo le ha colte comprensibilmente impreparate in alcuni ambiti, nei quali dovrebbero essere appoggiate da enti più specifici. Per questo il CSV, il Centro di Servizio per il Volontariato di Verona e Confcooperative e Federsolidarietà Verona, hanno organizzato un corso di tre appuntamenti specifico sui migranti  e l’accoglienza, la sua criticità e gli strumenti operativi, affrontando il contesto giuridico e normativo e soffermandosi, da un lato, sugli aspetti psicologico-culturali della migrazione e, dall’altro, su quelli burocratici e amministrativi che tutto questo comporta.

Eppure, con i problemi e rischi legati a una tematica così delicata come quella dell’accoglienza, le diverse realtà stanno gestendo la situazione in maniera concreta ed efficace, sebbene in modo differente l’una dall’altra.
Un esempio di buona pratica di accoglienza è rappresentato dall’associazione di Villa Buri Onlus, che dà ospitalità a otto profughe africane, con la possibilità di ospitarne fino a tredici, sei di loro presso la nota Villa e due ospitate nell’istituto di suore missionarie Comboniane, in attesa di ottenere lo status di rifugiate.
Questo progetto – accoglienza, in accordo con la Prefettura di Verona, ha avuto inizio nel 2011 ed è svolto in collaborazione con altre associazioni del territorio, specializzate nel settore accoglienza, tra le quali  ADA – Dritto all’Anima, Ceres, FEVOSS.

Mercy, Mignon, Temitope, Imaculate, Precious, Blessing, Fatima e Comfort sono i nomi delle ragazze che ora vivono e sono seguite a Villa Buri, alcune arrivate da quasi un anno, altre da molto meno, ma tutte accolte in seguito alla perenne emergenza umanitaria di questi anni.
In fuga dalla Libia, sono arrivate in Sicilia via mare, in momenti diversi ma con una storia comune: la situazione politico-economica dei loro Paesi le ha obbligate a scappare attraverso il deserto per raggiungere la Libia, Paese dalle tremende condizioni sociali e politiche, e da lì sognare una seconda fuga attraverso il Mediterraneo.

Svariati sono i percorsi di integrazione proposti per queste ragazze, ma fondamentale è quello linguistico, finalizzato all’apprendimento della lingua italiana e reso possibile grazie all’appoggio esterno del sistema d’istruzione per stranieri fornito dalle scuole pubbliche, in questo caso le scuole Duca D’Aosta e le scuole Carducci, e all‘aiuto di volontari esterni che si offrono a dare lezioni di lingua base.
Tutti gli altri percorsi di integrazione, in ambito sociale, sanitario e all’alimentazione, sono gestiti da un’operatrice, Silvia, la quale, oltre a seguire la vita pratica nella Villa, aiuta anche negli aspetti burocratico- giuridici, facendo anche da mediatrice con la Questura e con gli uffici pubblici quali Centro per l’impiego, Prefettura, Cesaim e ULSS.

 

 

 

Per mantenere attiva la partecipazione delle ragazze alla vita associativa e sociale della Villa, Silvia e diversi volontari hanno promosso l’iniziativa di farle collaborare nella cura del giardino e dell’orto botanico, cui si dedicano con molta passione per diverse mattine, apportando un aiuto alla cura della Villa. Inoltre anche le due principali feste organizzate a Villa Buri, la “Festa di Primavera” e la “Festa dei Popoli”, che avrà luogo il prossimo 22 maggio, vedono la collaborazione delle ragazze, le quali aderiscono attivamente portando piccoli lavori fatti a mano e cucinando deliziosi dolci che verranno venduti a offerta libera; quest’ultima iniziativa fa parte di un bellissimo progetto chiamato “Dal deserto…al Dessert!”, dove Luisa Orlandini, titolare di ADA, insegna loro a cucinare dolci tipici della nostra tradizione.
Oltre all’accoglienza base, quattro ragazze, a seconda della disponibilità e delle possibilità, sono inoltre seguite per permettere loro un primo contatto con il mondo del lavoro: l’associazione si preoccupa quindi di promuovere un tirocinio di formazione e orientamento, al fine di favorire la totale integrazione delle ragazze nel territorio, obiettivo già raggiunto con successo da precedenti ospiti che ora lavorano regolarmente. Per tutte è stato ottenuto il permesso di soggiorno.

Su questo sfondo di collaborazioni e aiuti umanitari, di accoglienza e ascolto, nell’ambientazione verde e bucolica di Villa Buri, nasce spontaneo il rimando alle parole di Jean-Pierre Sourou Piessou, che ci riporta un proverbio della tradizione africana e media il messaggio di come l’uomo sia l’unico rimedio per l’uomo:
“La Saggezza è come il tronco di un baobab, non può essere abbracciato da uno solo”.

 

Irene Pirelli