La Riforma del Terzo settore è giunta al Senato

Il Senato ha avviato il dibattito al DDL per la riforma del Terzo settore. CSVnet ha presentato la propria proposta emendativa. Faccia a faccia al Salone del Libro.


 
In occasione dell’evento d’apertura dell’Autoconvocazione del volontariato italiano lo scorso 9 maggio, CSVnet Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato ha presentato la propria proposta emendativa al DDL per la Riforma del Terzo settore. Precise le richieste al Parlamento per integrare la lettera e) dell’art. 5, che fissa i principi e i criteri attraverso cui normare i Centri di Servizio per il Volontariato. Tra i punti segnalati: l’autogoverno del volontariato, l’equa distribuzione delle risorse, l’affermazione di criteri e procedure di controllo uniformi, la promozione dell’attività di volontariato in tutti i soggetti di terzo settore, il radicamento territoriale in una logica di sistema nazionale.
A supporto della proposta emendativa, CSVnet ha redatto il documento “I CSV nel progetto di riforma del Terzo settore“, attraverso il quale viene commentato l’art. 5 (lettera e) del DDL nella versione approvata dalla Camera dei Deputati lo scorso 9 aprile.

Quando martedì 12 maggio la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha avviato il dibattito sul DDL S 1870 di delega al Governo per la Riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale, già approvato dalla Camera, il relatore Stefano Lepri ha illustrato la relazione al provvedimento evidenziando, articolo per articolo, diversi aspetti su cui intervenire in sede emendativa. Nella relazione il Senatore si è soffermato proprio sul tema dei Centri di Servizio per il Volontariato, addentrandosi in dettaglio sull’articolo 5, comma 1, lettera e), in particolare su come sia forse ragionevole “valutare una riorganizzazione dei Centri di Servizio del Volontariato che incida sulle attuali criticità, prefigurando soluzioni per le quali sia previsto:

  • che i Centri di servizio assumano, come già specificato nel testo, una forma giuridica di terzo settore caratterizzata per un assetto democratico, siano liberamente costituiti ed operino, sulla base delle libere scelte delle organizzazioni che scelgono di avvalersi dei servizi offerti, anche su base non territoriale;
  • che i criteri di accreditamento comprendano un numero minimo di soggetti associati, il principio della porta aperta che renda possibile l’ingresso nella compagine associativa e nella governance delle organizzazioni che fruiscono dei servizi, un insieme di servizi standard che debba comunque essere messo a disposizione delle organizzazioni fruitrici, la presenza con proprie articolazioni sul territorio ove si propongono come erogatori di servizi;
  • criteri democratici per la definizione della governance (ad esempio escludendo o comunque limitando il voto multiplo degli aderenti sulla base delle dimensioni secondo una misura massima);
  • l’impossibilità, per ciascuna organizzazione, di associarsi a più di un centro di servizio;
  • l’incompatibilità, in entrata e in uscita, tra i ruoli apicali nei centri servizi e l’assunzione di cariche politiche, definendo un periodo minimo tra la cessazione di un ruolo e l’eventuale assunzione di un ruolo nell’altro ambito;
  • la delega ai Centri di Servizio dei compiti di monitoraggio, verifica e controllo rispetto agli enti al di sotto di determinate dimensioni;
  • il dimensionamento di organi di controllo, destinati ad assumere anche i compiti e funzioni degli attuali CoGe, su scala regionale o, nelle regioni più piccole, macro regionale con governance partecipata a maggioranza dalle fondazioni finanziatrici, nonché da soggetti unitari di rappresentanza delle diverse forme di terzo settore;
  • l’attribuzione agli organi di controllo delle funzioni di accreditamento dei Centri di Servizio nonché di concessione ai fruitori di voucher finalizzati al pagamento dei servizi presso i Centri di Servizio accreditati sulla base della libera scelta delle organizzazioni fruitrici;

«Il DDL per la Riforma del Terzo settore – commenta  il presidente di CSVnet, Stefano Tabò intervenuto al Salone del Libro di Torino – esce dalla Camera in un modo ed entra al Senato in un altro. Se il testo approvato alla Camera necessita di alcune integrazioni per meglio indirizzare i successivi decreti delegati del Governo, la relazione con cui il DDL è stato presentato alla Commissione del Senato rende evidente la necessità di recuperare un confronto culturale sul tema. I CSV, lo abbiamo sempre sostenuto, non sono un contenitore ma, essi stessi, contenuto. Rispetto all’ipotesi di una competizione tra Centri di Servizio, occorre far prevalere la logica dell’inclusività e della collaborazione fra di loro. La scommessa è realizzare un vero sistema integrato, capace del salto di qualità di cui c’è bisogno».

Nello stesso dibattito, tenutosi presso lo stand di CSVnet, Silvio Magliano, Vice Presidente di CSVnet e Presidente del Centro Servizi per il Volontariato Vol.To di Torino ha aggiunto «L’apertura dei Centri ad altri mondi del Terzo Settore mette a rischio soprattutto le piccole e medie Associazioni, quelle che naturalmente hanno poche possibilità di recuperare risorse e verso le quali si concentra l’impegno dei Centri Servizio. Qualunque sia l’esito di questa riforma, stiamo cambiando radicalmente il volto di quella che è stata da sempre una delle forze propulsive della nostra società, i volontari e il volontariato, che finora, grazie alla loro libertà e all’indipendenza, sono stati uno delle meraviglie d’Italia, celebrate in questa edizione del Salone del Libro».

Il confronto serrato si è tenuto con lo stesso Stefano Lepri, con il Vice Sindaco di Torino, Elide Tisi, la Consigliera delegata al Welfare della Città Metropolitana di Torino, Lucia Centillo e ha visto partecipi sui temi caldi della riforma del Terzo settore sessanta volontari.

L’iter della Riforma prevede ora la discussione in Commissione Affari Costituzionali del Senato che dovrebbe approvarne il testo, modificato rispetto a quello licenziato dalla Camera, entro metà giugno; seguirà il voto al Senato, quindi il testo tornerà alla Camera che dovrebbe votarlo, se non già prima della pausa estiva, alla ripresa delle attività parlamentari. Nel frattempo, il Volontariato si muove per presentare le proprie istanze con la citata proposta di emendamento.

 
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