SOCIAL PER USARLI DAVVERO

Tutti abbiamo fra le mai un cellulare con cui postiamo sui social, quando ne abbiamo voglia, sulle più differenti cose che ci colpiscono.
Il social di un’associazione o di un ente del Terzo settore è però qualcosa di diverso dall’uso personale che ne facciamo. Per gestirlo serve consapevolezza, perché risponde a precisi obiettivi. Per raggiungerli è indispensabile una strategia, avere un’idea di cosa poterne fare e sapere come farlo. Davanti al social associativo, la domanda che ti dovrai porre non è “cosa ci metto”, ma “a cosa mi serve”. Quindi il social in sé non è il punto iniziale (c’è e lo dobbiamo riempire), ma è il punto finale di un percorso: cosa l’associazione vuole comunicare e come userà di conseguenza anche (non unicamente) il social media. È in questo percorso che ti vogliamo aiutare con questa pagina.

Quanti social hai aperto e come li usi? Ogni social ha un pubblico e una natura specifica. Certo, è quindi auspicabile avere più social, ma se l’associazione non riesce a gestirli in modo professionale, è meglio tenerne uno e puntare più sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Se ci si dedica sporadicamente, non si otterranno grandi risultati, se viene affrontato professionalmente sì, ma richiede tempo e impegno quindi, se il tempo è poco, meglio un solo social e pochi contenuti ma fati bene. In questo modo, se anche non potrà portarvi molti contatti, almeno chi lo vedrà lo troverà in ordine, poiché anche il social contribuisce alla credibilità e reputazione dell’associazione.
Niente ansia da prestazione, parti con il primo canale, e solo quando funziona e l’associazione riesce a dedicarsi, semmai aprirne un altro.

Qui troverai le prime riflessioni che ti sono utili per iniziare.


A cosa servono i social media?

I social media servono per amplificare quello che hai da dire e per attrarre.
Servono per fare rete e per farlo bisogna pensare a cosa ci vorrebbero trovare le persone che la tua associazione conosce, cosa condividerebbero e cosa condividerebbero a loro volta i loro amici.
Permettono di dialogare, creando nuovi contatti, per questo quando si pubblica è utile pensare come a un rapporto persona-persona, anziché come associazione, e trovare modi per sollecitare il dialogo, magari ponendo domande, rispondendo subito ai commenti e facendo conversazione.
In effetti i social non sono la “vetrina del negozio o del ristorante” perché le persone sono già entrate, non sono il “butta dentro”, ma chi ti porta il menù, ovvero le persone sono già al tavolo e l’associazione è in ascolto e dialogo. Per questo motivo i social possono essere molto utili per applicare la tecnica Inbound.


Perché gli italiani usano i social media?

Soprattutto per svago e divertimento, quindi quando creiamo contenuti per attrarre pubblico, dobbiamo pensare a questa necessità da parte di chi li utilizza, che può includere anche sentimento, cosa che le associazioni hanno in abbondanza. Le informazioni possono essere inserite nei social, ma a patto che non siano autoreferenziali sull’associazione stessa, ma sulla causa, ad esempio un dato di interesse nazionale, una notizia interessante per il tema.


Come faccio ad approcciare un social con la giusta strategia digital?

Avere una carrellata di tutti i social con i dati sul loro utilizzo in Italia (e nel mondo), potrebbe aiutarti a comprenderne maggiormente il funzionamento e a capire quale social scegliere rispetto alla funzione che gli vuoi dare e al pubblico di riferimento della tua organizzazione. È infatti indispensabile operare con obiettivi definiti. Ogni singolo social che sceglierai dovrà avere un obiettivo ovvero una funzione (come anche il sito e la newsletter dovranno averne una), ma dovrà avere un obiettivo anche il singolo post che pubblichi. Chiediti sempre “a cosa serve questo post? Quale è il risultato che deve ottenere?” Non pubblicare a caso.
Quando inizierai a operare tieni presente che la social media strategy si fa sul medio periodo e ti basterà una settimana per capire se, rispetto agli obiettivi che avevi, quello che hai fatto ha funzionato o no. Quindi puoi fare una sperimentazione provando con una pubblicazione, poi tarare e procedere con altro, in un continuo verifico-agisco. Per essere più chiari, l’approccio che per la TV permette di riutilizzare lo stesso spot dopo un anno, per i social non funziona. È tutto molto più veloce, adeguato al momento, pensato per il tuo pubblico.
E ci sono anche i modi per verificare come è andata: puoi usare i KPI - key performance indicator, come impression, reach, engagement, convertion, ROI, tutti indicatori chiave di prestazione di cui troverai la definizione e l’impiego nel materiale a disposizione.


Abbiamo parlato di obiettivi, vediamo quali possono essere

Gli obiettivi cui la tua associazione può puntare sono cinque:
1 la propria notorietà
2 promuovere e informare
3 curare le relazioni
4 migliorare la reputazione
5 fare cultura
Possiamo aiutarti a capire come i social ti aiutano a raggiungerli e come usarli, con una particolare attenzione ai temi da trattare (l’anziano, il disabile, l’ambiente…), uscendo dalla logica autoreferenziale dell’associazione.


Che contenuti posso usare per perseguirli?

Puoi creare dei contenuti ex novo oppure adattare contenuti già in possesso dalla tua associazione.
A seconda del social possono essere: testi, immagini, video, storie, domande da porre, ricerche da esporre, sondaggi, real time, ma anche content curation ovvero utilizzare l’esperienza e la conoscenza su un tema maturata dall’associazione per selezionare contenuti di terzi (citandoli) da proporre al proprio pubblico. Puoi provare anche gli user generated content (UGC) ovvero contenuti creati dal pubblico dell’associazione, opportunamente condotto e stimolato: sono inoltre utili per far interagire e partecipare, sicuramente è un’opportunità cui risponderà il pubblico più caldo e coinvolto con l’associazione e la causa che propone. Considera che per lo più verranno visti da mobile.
Devi sapere che quello che diciamo e la forma in cui lo proponiamo è premiato o meno dall’algoritmo.
Un’ultima nota, fai attenzione a non utilizzare un linguaggio di settore, un post lo devono capire tutti, quindi non usare il lessico che impiegheresti per scrivere un progetto, utilizza il gergo comune.


Contenuti, da dove comincio?

Una volta che hai messo a fuoco i tuoi obiettivi, puoi fare una ricognizione di tutti i temi utili che la tua associazione può trattare e come possono essere declinati, in sostanza quali “rubriche” inventare ovvero la definizione di un piano editoriale social che metta nero su bianco i temi che hanno diritto a stare nel social dell’associazione: la vostra linea editoriale sarà la visione del mondo che l’associazione ha.
Ad esempio, se l’associazione si occupa di migrazione potrebbe declinare in: azioni a suo favore, cultura, ricette, tradizioni… lo scopo è avvicinare il fruitore con declinazioni che possano essere per lui interessanti: se i primi contenuti gli piaceranno, probabilmente si affezionerà e vi seguirà per vederne altri. Cosa che probabilmente non succederà se parlerai solo della tua associazione in sé, perché potrebbe interessare voi volontari coinvolti, forse non chi è esterno che potrebbe preferire i temi.
Prova a inventare un modo per far sentire le persone importanti, senza trattare tutti allo stesso modo, prova cioè a creare per ciascuno il post adatto: i fidelizzati, caldissimi, scalpitano per attivarsi, militano e vengono a tutti i vostri eventi, per loro post con inviti e call to action funzioneranno molto bene; i tiepidi che potrebbero simpatizzare hanno bisogno di altro; i freddi hanno bisogno di un contenuto che li avvicini un po’ alla volta: puoi provare a dare informazioni, cioè conoscenza (attraverso le “rubriche”), consentendogli di cambiare atteggiamento, solo in un secondo momento si faranno coinvolgere in un evento. È un processo, non potranno diventare caldi immediatamente, lo diventeranno un passo alla volta.
Fatto il piano editoriale, sei pronto per creare il calendario editoriale. Quale è la differenza fra un piano editoriale e il calendario editoriale? Significa che una volta che hai definito il piano, assegni un giorno della settimana e un orario a ogni “rubrica”, sia per organizzarti per tempo, sia per fidelizzare i tuoi lettori. Ti serve qualche spunto? In questo caso definisci dei benchmark ovvero dei punti di riferimento nel tuo lavoro, realtà che sono eccellenze nel tuo settore con temi simili ai tuoi da tenere d’occhio, osserva come operano nei social. Tieni anche dei punti di riferimento interni, una sorta di data base con i punti migliori e peggiori dei tuoi post, cosa ha funzionato e cosa no.


Il social più usato dalle associazioni, Facebook

Facebook è il social che le associazioni usano maggiormente, dedichiamo allora qualche nota. Quando lo utilizzi ricorda di partire dagli obiettivi: “a cosa mi serve Facebook” e ogni volta che vorrai postare chiediti anche “a cosa mi serve questo post”? Va da sé che, quando valuterai come è andata, avrai un punto di riferimento per capirlo.
E ricorda, l’algoritmo (come il social seleziona fra tutte le combinazioni possibili ciò che mostra all’utente), cambia anno dopo anno, ma dà sempre valore al tempo trascorso e all’affinità, cioè a quanto sono affini gli utenti rispetto ai contenuti proposti. Per questo vanno pensati contenuti con attenzione rispetto alle passioni delle persone, provando a trasformare il nostro contenuto, se autoreferenziale, in qualcosa di utile per loro.
Più follower ha la pagina, più la percentuale che i contenuti siano visti è alta. Ma ciò non è sufficiente: da quando Facebook ha creato il suo pubblico è sostanzialmente a pagamento, quindi farsi sentire è faticoso. È sicuramente indispensabile preparare buoni contenuti, fatti per essere condivisi, ma sarà utile anche sponsorizzarli e lo si fa quando sono fatti bene. Lo stesso sistema, se rileva che in organico il post funziona, propone “metti in evidenza” perché vuol dire che ha le caratteristiche giuste per poter raccogliere di più.





Fino qui hai letto informazioni molto in sintesi, perché in una pagina non abbiamo lo spazio per dirti tutto.
Se vuoi capirne di più e trovare i trucchi del mestiere, puoi partecipare a una formazione che ti sarà da guida anche per capire che strategia usare, come scrivere, quanti post fare, come la scelta di immagini di qualità può aiutare l’associazione a essere credibile e tutti gli aspetti tecnici che ti sono necessari per operare. Una carrellata di best practice con esempi di applicazione da parte di altri enti del Terzo settore ti permetterà di risolvere dubbi e dare concretezza a tutti i consigli ricevuti. Possiamo inoltre organizzare un laboratorio per aiutarti a ripensare il tuo piano editoriale e mostrarti con un esempio come uscire dall’autoreferenzialità in cui potrebbe cadere la tua associazione.
Se seguire la formazione è di tuo interesse, contattaci (comunicazione@csv.verona.it). La terrà Roberto Bernocchi, consulente di comunicazione e docente in distinte università, collaboratore per diverse organizzazioni non profit, con dieci anni esperienza in Armando Testa dove è stato Responsabile della Corporate Social Responsibility, per il CSV di Verona ha collaborato alla campagna di promozione del volontariato Cercasi Umani. Scrivici e appena raggiungeremo un numero congruo di partecipanti, l’avvieremo.

Ma già ora ti diamo “una perla” per far diventare il tuo social più visibile all’algoritmo, quindi alle persone: trova “volontari digitali”, qualcuno che in accordo con te metta i like, condivida, faccia commenti.