STRATEGIE DI IDENTITÀ E RAPPRESENTAZIONE VISIVA

La prima cosa che un ente del Terzo settore (ETS) ha bisogno di fare prima di iniziare le attività operative di comunicazione, è una riflessione sulla propria identità, su chi è e come si rappresenta e su come comunica se stesso. Fa parte di questa riflessione la realizzazione del proprio logo come del brand identification system, che favoriscono credibilità, memorabilità, distinzione, dal momento che l’ETS si troverà a chiedere il supporto di donatori, istituzioni, potenziali volontari, cittadini in genere, anche in concorrenza con altre realtà. Per questi motivi non è pensabile per un’associazione avere pubbliche relazioni senza presentarsi con un logo, efficace sia dal punto di vista comunicativo che per la sua applicazione tecnica. Sicuramente tutte le strategie di comunicazioni hanno un costo, ma è un investimento importante che nel tempo ha un ritorno. 

Abbiamo allora proposto la formazione “Strategie di identità e rappresentazione visiva nel Terzo settore”, per favorire negli ETS la capacità di farsi conoscere e riconoscere con consapevolezza. Il percorso è utile anche per sapere cosa chiedere a grafici e a chi è chiamato a realizzare i materiali di supporto alla promozione. Le note che seguono sono estratte dalla formazione tenuta da Gaia Peruzzi, Sapienza Università di Roma, professoressa associata del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale e Raffaele Lombardi, Lumsa Università di Roma, professore associato del Dipartimento di Scienze Umane (aprile – maggio 2024), di cui mettiamo a disposizione i materiali. 

 

I problemi della comunicazione

Prima di trattare gli aspetti tecnici legati al logo, qualche nota su aspetti di comunicazione generale, perché rimanga una coscienza critica e più forte. Ad esempio, quando un’associazione comunica può incontrare tre principali problemi: 
1) non avere chiaro cosa sia la comunicazione per un’associazione (problema strutturale);
2) un accesso facile alle tecnologie che impedisce però di riflettere sulla loro complessità;
3) la mancanza cronica di fondi.
Poi c’è anche un problema generazionale, perché le persone che reggono le associazioni spesso appartengono a generazioni che hanno vissuto con stili di vita differente da quelli in uso oggi e che possono dedicare tempo all’associazione perché pensionati. Sentono la mancanza di giovani abili con le tecnologie, giovani che da una parte arrivano tardi a stabilizzarsi e a poter dedicare tempo libero all’associazionismo, dall’altra lo vivono in modo diverso. 
Per poter emergere con la comunicazione, il Terzo settore ha bisogno inoltre di rinnovare temi, rinnovare stili, avvicinarsi alla comunicazione del profit e ai suoi linguaggi innovativi, pur mantenendo il proprio alto livello di sensibilità. Per una realtà sul territorio è un impegno complesso, il rischio è rinunciare quindi a comunicare, non sperimentare. C’è anche bisogno di saper selezionare i format di comunicazione, perché non tutti vanno bene per qualsiasi necessità, vanno scelti.
La comunicazione, infine, è un’azione di mediazione ovvero ciò che io associazione voglio comunicare, e ciò che il pubblico, o meglio i differenti pubblici, sono pronti a recepire. Ad esempio il rischio di essere così dentro al nostro tema di dare per scontati aspetti che vanno invece espressi o al contrario voler insistere su dettagli specialistici che per il mio fruitore sono del tutto superflui. Essere sintetici e comprensibili. Una sintesi da applicare anche nel proprio logo: parole, colori, segni geometrici.

 

Comunicazione sociale

In comunicazione esistono tre grandi aree: la comunicazione per l’impresa, per le istituzioni pubbliche, per il Terzo settore e sono fra loro differenti. La peculiarità della comunicazione degli ETS è di poter cambiare i modi di pensare delle persone in direzione di una società più inclusiva e più giusta. La comunicazione sociale cambia il loro modo di vivere. I suoi ingredienti sono: nuove idee e nuove sensibilità, che spingono per affermare nuove categorie, nuovi diritti, nuove pratiche sociali, un nuovo ordine sociale, incidendo nella sfera pubblica aperta a questioni sociali, grazie a cittadini attivi e forme pubbliche, per mezzo di media che si accumulano di epoca in epoca.
Se le questioni di comunicazione e la comunicazione sociale ti interessano, puoi approfondire in questa pagina dedicata

 

Corporate identity ovvero l’essenza dell’organizzazione

In un’ipotetica prima riunione sulla comunicazione, i partecipanti dovrebbero parlare non di mezzi di comunicazione, bensì di strategia, di pubblici, di obiettivi, di quale messaggio dare. Solo poi potrebbero passare alla scelta degli strumenti da impiegare. Strategicamente l’associazione dovrebbe pianificare quanto fare in comunicazione a partire dagli obiettivi e dal “chi siamo”. Per questo, prima di iniziare, ha bisogno di chiarire a se stessa, in condivisione con tutti gli aderenti, gli strumenti della corporate identity: 

  • mission: la ragion d’essere dell’associazione ovvero una sintesi della propria filosofia: chi siamo, cosa facciamo (e per chi), come lo facciamo, quali sono le nostre principali attività, in sostanza il motivo per cui l’associazione esiste;
  • vision: l’immagine del futuro (prossimo) che l’organizzazione si impegna a far diventare realtà, quindi i suoi obiettivi, dove vuole arrivare, cosa vuole risolvere. È il manifesto dell’organizzazione, è di ispirazione e incentiva all’azione, fa sentire parte di un qualcosa;
  • valori guida (princìpi): le regole comuni e condivise alla base del patto che impegna le persone che appartengono all’organizzazione.

Queste definizioni devono essere esplicitate in breve e in posizione facilmente accessibile nel sito web, perché il pubblico ha bisogno di capire chi è l’associazione e cosa ci può fare. Mission e vision sono il modo che ha l’associazione per dire “chi sono oggi e cosa voglio fare con voi domani” e il sito web è il primo strumento con cui si può comunicare oltre ai più stretti soci.

 

 

Comunicare meno, ma riflettere di più

Ancora una riflessione per prepararsi a presentare l’organizzazione in sé (corporate) ai pubblici esterni, imprescindibile per qualsiasi successiva attività di comunicazione: pensa all’associazione come a una persona e secondo queste definizioni:

  • personalità: l’insieme delle caratteristiche che la distinguono, anche dalle altre organizzazioni, e i suoi valori ovvero decidere “chi siamo” e “cosa facciamo”;
  • identità: il modo in cui comunica “chi siamo”, come portarlo all’esterno, attraverso quali forme (vision, mission, valori, loghi, marchi, pay off), come si identifica;
  • immagine: cosa percepiscono gli altri di ciò che l’associazione comunica, nell’immediatezza (poiché può modificarsi nel tempo). Può essere migliorata dalla pubblicità;
  • reputazione: la percezione consolidata nel tempo, che si è strutturata nelle opinioni e valutazioni, che dipende dai comportamenti (nel territorio). Pertanto una buona reputazione richiede anni per essere creata (ma attimi per deteriorarsi). Non è migliorabile dalla pubblicità, ma dai comportamenti consolidati nel tempo. 

Queste quattro parole creano la credibilità, che è ciò che serve per presentarsi all’esterno, per relazionarsi. 

 

Dal valoriale all’estetico per essere riconoscibili e ricordati

Una volta definita l’essenza stessa dell’organizzazione, la corporate identity, si può definire la visual identity. Il significato è l’insieme degli elementi visuali che conferiscono all’organizzazione un profilo estetico, definito, riconoscibile. Caratteristiche che distinguono anche da altre associazioni che possono svolgere analoghe attività nello stesso territorio, quell’elemento che aiuta a essere ricordati. Lo si fa a parole, nel nome, nei testi di comunicazione e presentazione (vision e mission), lo si fa anche nei segni e simboli. In sostanza la vision identity è la trasposizione grafica degli elementi che abbiamo trovato distinguibili nella nostra organizzazione, passando dal valoriale all’estetico.

Gli strumenti della visual identity sono:

  • marchio e logo
  • strumenti dell’immagine coordinata a livello istituzionale (buste, carta intestata, cartelle stampa, ecc.)
  • pubblicazioni editoriali (bilanci, brochure, inviti, dépliant, ecc.)
  • segnaletica/cartellonistica
  • sito web e strumenti digitali (blog, social network, audio-video, ecc.)

 

Identità visiva e comunicazione: loghi e marchi

Che differenza c’è fra logo e marchio? Quale è la classificazione e quali le tipologie fra cui è possibile scegliere? Come crearlo? Come deve essere? Come insieme a codici cromatici, lettering, pay off si crea il visual identity program (VIP)? Le risposte a queste domande le troverai nei materiali formativi cliccando il pulsante arancio. 

Qui vogliamo portare l’attenzione sui requisiti che il marchio della tua associazione dovrà avere per essere efficace: 

  • originalità: essere esclusivo
  • visibilità: individuabile e riconoscibile
  • semplicità: chiarezza, comprensione, memorizzazione
  • correttezza morale: espressione positiva e progressista di un’intenzione
  • riproducibilità: adattabilità e varietà dei formati
  • atrazine: appel, espressività, curiosità
  • qualità grafica: eccellenza formale/grafica
  • longevità: operatività almeno quinquennale
  • animazione/web: trasposizione off e online
  • protezione legale: registrazione ufficiale e tutela

Questi sono i primi spunti su cui abbiamo voluto aprire una riflessione. Se ti interessa approfondire, entrare negli aspetti strategici e in quelli tecnici, capirne applicazioni e i trucchi del mestiere, ti invitiamo a cliccare sul pulsante arancio e accedere gratuitamente all’area riservata per scaricare slide e vedere i video integrali della formazione. Potrai inoltre esercitarti con più laboratori: analizzare loghi, quello della tua associazione ad esempio, oppure valutare se identità e storia sono chiare nel sito web e molto altro ancora. Troverai casi pratici e molti esempi e l’indagine di settore The power of visual identity in the strategy of corporate communication of the third sector in Italy, in cui Raffaele Lombardi analizza 340 loghi di realtà non profit, buoni e cattivi esempi, utili per comprendere quali nomi per l’associazione, loghi e metafore funzionano e quali sono meno efficaci per la comunicazione, casi che possono orientare nella scelta per la propria associazione.  

 

 

Nell’area riservata (Comunica e promuovi) trovi:

Strategie di identità e rappresentazione visiva

1

  • Slide: La comunicazione per le organizzazioni di Terzo settore. Principi e fondamenti
  • Accesso ai video “Strategie di identità e rappresentazione visiva nel Terzo settore” – 1 e 2 

 

2

  • Slide: Identità visiva e comunicazione delle organizzazioni: loghi e marchi
  • Slide: The power of visual identity in the strategy of corporate communication of the third sector in Italy 
  • Laboratorio: i requisiti del marchio 
  • Accesso ai video “Strategie di identità e rappresentazione visiva nel Terzo settore” – 3 e 4

 

3

  • Slide: Identità testuale e comunicazione delle organizzazioni: mission e vision 
  • Slide: La storia delle organizzazioni nelle strategie di comunicazione 
  • Laboratorio: scheda rilevazione per identità e storia sul web 
  • Accesso ai video “Strategie di identità e rappresentazione visiva nel Terzo settore” – 5 e 6

 

4

  • Dispensa: Prima di cominciare. Riflessioni per sviluppare la comunicazione e per incoraggiare le associazioni (a cura del CSV di Verona)

 

Se il materiale che hai visionato è di tuo interesse e vuoi richiedere una formazione in aula, contattaci (comunicazione@csv.verona.it). Ti inseriremo in una lista di attesa e, appena raggiungeremo un numero congruo di partecipanti, l’avvieremo.