IL NOSTRO LESSICO PREFERITO

Il mondo che viviamo o che vorremmo vivere si rappresenta attraverso le parole. Sceglierle con cura significa contribuire alla sua costruzione, avere un impatto, definire o modificare le percezioni. Il linguaggio ha un potere rivoluzionario. Averne consapevolezza vuol dire farsi carico di una responsabilità. 

Abbiamo deciso di condividere il nostro lessico preferito con la nostra comunità di riferimento che da sempre ci segue e con cui condividiamo valori (associazioni, esperti del Terzo settore, stakeholder), con i cittadini comuni che entrano in contatto con noi e per la prima volta si relazionano con il “nostro mondo”, con i giornalisti che contribuiscono a forgiare la realtà facendo informazione.
Questo è il nostro mondo attraverso le parole.
Lo abbiamo fatto per spiegare il senso che diamo alle parole che usiamo, in particolare in questo sito web, per fugare equivoci sul loro utilizzo, per spiegare quali ci piacciono e perché alcune non ci piacciono, e non le useremo, per quanto spesso in uso.  

Le parole le possediamo tutti, sono quindi uno strumento democratico, perché ciascuno può averne accesso e può decidere di contribuire.

Abbiamo scelto di non usare l’ordine alfabetico, ma la frequenza con cui la parola ricorre nei nostri discorsi. Intendiamo aperta questa pagina, con l’idea di poterla aggiornare e implementare ogni volta che si manifesterà la necessità. 

 

Volontariato

Usiamo questa parola in senso ampio, per intendere sia le iniziative di chi si riconosce volontario o vuole fare volontariato, di chi preferisce la definizione “attivista”, di chi è impegnato occasionalmente in attività episodiche o informali. Usiamo questa parola tout court per indicare tutte le azioni fatte gratuitamente a favore del bene comune.
Troviamo stridente l’associazione di locuzioni come “esercito di volontari” oppure “esercito del bene”, non troviamo affinità con il gergo militare. 

 

Cittadinanza attiva

È la pratica consapevole e concreta di prendersi cura del luogo in cui si vive e della comunità di cui si fa parte, attraverso azioni gratuite e volontarie orientate al bene comune e al miglioramento della società. È l’esercizio di una responsabilità condivisa, in cui ogni persona riconosce il proprio ruolo nel plasmare attivamente il contesto sociale, politico e ambientale che la circonda. Non solo assistere chi è in difficoltà, ma agire per cambiare le condizioni che creano disuguaglianze, stimolare nuove sensibilità, affermare diritti, fare pressione sulle istituzioni (advocacy). Non si tratta quindi di sostituirsi a queste, ma coinvolgere anche le categorie più fragili nel processo di cambiamento, renderle protagoniste. Intendiamo quindi con cittadinanza attiva, tanto esperienze strutturate come il volontariato in organizzazioni e il Servizio Civile Universale, quanto attivismo, iniziative episodiche e informali a progetti di lungo periodo, partecipazione in gruppi informali.

 

Impegno politico 

Intendiamo l’impegno che ciascuna e ciascuno può mettere per migliorare la società, il luogo in cui vive, a favore della comunità – la polis appunto – grazie alla partecipazione attiva, consapevole, responsabile. Significa risolvere problemi, sostenere diritti, credere in uno sviluppo possibile, in maggiori opportunità per tutte e tutti. Ciò indipendentemente dall’adesione a un partito o all’altro: con “politico” non intendiamo “partitico”. 

 

Comunità

Vogliamo indicare persone diverse che scelgono liberamente di mettere in comune tempo, energie e impegno per obiettivi e bisogni condivisi che vanno oltre l’interesse individuale, portando la propria storia e trovando un “noi” in cui riconoscersi e agire. Il dare e il ricevere si intrecciano continuamente, nella reciprocità si trova il senso e l’appartenenza per sé stessi, una visione comune che diventa condivisione, un costruire futuro attraverso l’azione concreta, l’attivismo, la presenza, l’ascolto reciproco. Un antidoto all’isolamento.

 

Giovani

Anagraficamente li intendiamo tra i 16 e i 30 anni, per noi sono importanti perché attraversano una fase di transizione identitaria e sociale, caratterizzata dalla ricerca di autonomia, dalla costruzione di percorsi personali, formativi, professionali, e dall’esplorazione del proprio ruolo nella società. Molti di loro cercano opportunità per lasciare un impatto concreto, fatto di senso e appartenenza, e si fanno portatori di nuove istanze come la sensibilità per la crisi climatica, la giustizia sociale, i diritti civili, la salute mentale, l’inclusività, per le quali sperimentano nuove forme di impegno meno legate a strutture tradizionali rigide, più flessibili, progettuali, orizzontali e temporanee. Portano quindi energia, creatività e, come nativi digitali, competenze innovative, ma necessitano di spazi che valorizzino la loro voce, riconoscano i loro tempi.

 

Nel redigere questo sito abbiamo tenuto in considerazione gli aspetti di inclusione rispetto al genere e all’identità di genere. Abbiamo deciso di non usare schwa (ə) o asterisco (*) perché non facilita chi ha disturbi legati alla dislessia e alcuni screen reader per non vedenti potrebbero non assicurare l’accessibilità. Abbiamo deciso di utilizzare la forma femminile e maschile congiuntamente dove possibile, almeno al primo utilizzo nel brano che di volta in volta proponiamo, rinunciando a essere ridondanti per non appesantire un testo che nel web deve avere una lettura più rapida, ma in modo tale da far presente la nostra sensibilità al tema. 

 

Poniamo attenzione ad ogni altro tema legato all’inclusione (disabilità, etnia, religione o credo…) trattandolo con rispetto, e ci impegniamo a contrastare la diffusione di stereotipi e pregiudizi, perché cambiare le narrazioni contribuisce a combattere le discriminazioni.