PUBBLICITÀ SOCIALE

Per riuscire veramente a sensibilizzare l'opinione pubblica sui temi di cui si occupa la tua associazione o ente di Terzo settore che opera con volontari e dare un maggiore sprono alla vostra comunicazione, qui puoi trovare una definizione di pubblicità sociale, che ti aiuta a migliorare strategie, capendo quali sono i nodi critici e come è possibile risolverli, con suggerimenti ed esempi.

Cos’è la pubblicità sociale

Un ambito particolare della comunicazione sociale è la pubblicità sociale che, attraverso tecniche pubblicitarie, punta a sensibilizzare l'opinione pubblica su problematiche di utilità sociale e interesse generale. La pubblicità sociale è un utilissimo supporto per azioni di advocacy. La sua efficacia sta nella produzione di un cambiamento di opinioni o atteggiamenti.
Nei cinquanta anni di messaggi sociali, pubblicità progresso ad esempio, quelli che hanno davvero suggestionato e ottenuto risultati sono pochi: sembra una missione impossibile riuscire a realizzare una campagna memorabile che consegua un reale cambiamento. Le buone pratiche sono più che altro esempi internazionali.
Forse non è il momento storico per la comunicazione sociale? Eppure molte aziende, per vendere i loro prodotti, trattano valori e temi sociali mettendo in secondo piano il prodotto stesso (e lo fanno al posto di realtà non profit e di chi si occupa di sociale).


Perché è così difficile realizzare una pubblicità sociale che funzioni?

È un problema dei comunicatori sociali e delle organizzazioni oppure della cittadinanza? È una questione complessa, perché ci sono tre missioni impossibili:
1) farsi notare, perché è costosissimo, e c’è molto “rumore” fatto di altri temi, altri media
2) far cambiare idea, perché serve convincere e avere dei buoni argomenti, soprattutto considerato che le idee nelle persone sono sempre ben radicate
3) far cambiare comportamento, che è il fine ultimo di una comunicazione sociale (e va di certo a un livello più profondo del convincere una persona a inviare un SMS solidale).


Quali sono i problemi?

Pochi soldi, quindi poca visibilità? La gente è disinteressata e c’è egoismo? E se fossimo noi del non profit a non essere semplicemente capaci? La pubblicità sociale spesso risulta noiosa, controproducente, banale, conservativa, inutile, autoreferenziale, invisibile.


Cosa serve per cambiare?

Organizzazione, risorse, ricerca, strategia, media, linguaggi.


Quale è il migliore linguaggio da utilizzare in una pubblicità sociale?

Dipende. Dal target, dal tema, dal media, dal soggetto (e dalla sua storia). Pensa, esistono ben otto tipi di linguaggi.


Vi è mai capitato di chiedervi perché l’emissione della singola locandina (o del singolo articolo) non ha portato risultati?

Ha a che fare con la necessità di pensare a operazioni di comunicazione integrate e continuative.



Quelle qui proposte sono risposte che lasciano spaesati, che aprono a ulteriori domande, che possono far sentire impreparati ad affrontare questi temi appartenenti a un ambito che richiede competenze di settore. Eppure sono riflessioni che costituiscono la base per migliorare la comunicazione delle nostre organizzazioni, per riuscire a farla diventare davvero efficace, permettendole di raggiungere obbiettivi prefissati, contribuendo a far cambiare opinioni e atteggiamenti.

Argomenti che possono diventare “digeribili”, accompagnati mano nella mano e grazie ad esempi con spot di pubblicità sociale. Per aiutare gli enti di Terzo settore che operano con volontari, mettiamo a disposizione la possibilità di partecipare a una formazione tenuta da Roberto Bernocchi, consulente di comunicazione e docente in distinte università, collaboratore per diverse organizzazioni non profit, con dieci anni esperienza in Armando Testa dove è stato Responsabile della Corporate Social Responsibility. Roberto Bernocchi ha collaborato con CSV Verona per la campagna di promozione del volontariato Cercasi Umani.

La pubblicità sociale è pubblicità, i contenuti che proponiamo nella formazione sono una guida a disposizione delle organizzazioni disposte a giocare con le sue regole e ad accettarle. Verrà proposto anche un decalogo per orientarsi nel costruire una pubblicità sociale e verranno trattati elementi di strategia, “brief”, “debrief”, con una particolare attenzione al “brief creativo” poiché, un solo documento testuale, può aiutarci nella definizione della strategia, circoscrivendo obiettivi, target, caratteristiche del progetto comunicativo e altre informazioni utili.

Se la formazione è di tuo interesse, contattaci (comunicazione@csv.verona.it). Ti inseriremo in una lista di attesa e, appena raggiungeremo un numero congruo di partecipanti, l’avvieremo.