Beni comuni materiali e immateriali. A Verona si vuole lavorare sulla rigenerazione urbana

Si è chiusa la XVª Festa del Volontariato di Verona. Fra le attività svolte, un convegno ha dato il la per creare sinergie utili al recupero e riuso degli spazi urbani, un possibile bando di idee in cui valutare propositi e iniziative dal mondo del volontariato, dai comitati locali, dalla cittadinanza.


 

Si è chiusa ieri a Verona la tre giorni della Festa del Volontariato, quindicesima edizione, del CSV di Verona. Ad aprirla una riflessione sugli spazi vuoti da far rivivere, sussidiarietà, rigenerazione urbana. Il CSV Centro Servizio per il Volontariato di Verona quest’anno, per il convegno che ha aperto la manifestazione, ha puntato su questi temi mettendo a confronto dietro al banco dei relatori quattro personalità che, a livello sia locale che nazionale, si occupano quotidianamente di gestione e tutela del bene comune.

Durante le due ore circa del convegno Io vivo qui. Beni comuni, sviluppo sociale ed economico, rigenerazione urbana, alla presenza di un centinaio almeno di associazioni e aperto dalla presidente Csv Chiara Tommasini e dall’assessore ai Servizi sociali Anna Leso, si è manifestato anche un impegno concreto. Un bando di idee condiviso tra Csv, Co.Ge. Comitato di Gestione del Fondo Speciale Regionale per il Volontariato, Veneto e Fondazione Cariverona per stimolare la creatività e dare libero sfogo e circolazione a nuovi modelli di riuso e recupero degli spazi urbani. «Un bando di idee condiviso per l’utilizzo degli spazi vuoti che faccia da attivatore di nuovi spunti, propositi e iniziative che vengono dal mondo del volontariato, dai comitati locali, dalla cittadinanza, è un ottimo punto di partenza. E non costa nulla», ha proposto Silvana Bortolami, presidente del Co.Ge. «Una volta messe insieme le idee, si possono trovare e condividere altre forme di finanziamento».

Del resto, l’esigenza di ripensare gli spazi inutilizzati, capire in che modo farli rivivere, strapparli al degrado di cui spesso sono protagonisti e che generano, è pressante. «Dal ’47 al ’60 la costruzione di nuovi edifici ha avuto una crescita esponenziale del 400per cento. La popolazione non è cresciuta così tanto e, a livello nazionale, ci sono ben cinque milioni di edifici vuoti, ha riassunto Giovanni Campagnoli, autore del libro Riusiamo l’Italia. «Siamo pieni di spazi vuoti, e in un momento in cui la disoccupazione giovanile è al 34 per cento, ecco che start up e iniziative creative che abbiano come obiettivo quello di creare lavoro facendo leva su progetti innovativi di rigenerazione urbana, possono risultare vincenti. Per partire, non sono necessari investimenti milionari, si può procedere a piccoli passi», sostiene Campagnoli. Cosa serve, quindi? «Favorire un processo di sburocratizzazione».

Sul territorio, ci sono 845mila metri in disuso solo per quel che riguarda le ex aree militari. «Una potenzialità enorme, certo, ma anche un’incognita non indifferente e una sfida», riflette Michele De Mori, presidente di AGILE Arte Giovani Impresa Ecc. A questi, inoltre, sono da aggiungere ben 173mila metri cubi di residenziale inutilizzato: spazi che avrebbero bisogno quantomeno di un utilizzo temporaneo, in attesa di una destinazione definitiva, per renderli utilizzabili appena dismessi, per impedire il loro degrado, per iniziare già a valutare la loro vocazione». Prosegue De Mori «sono spazi strategici nei quali è possibile avviare oggi importanti processi di rigenerazione urbana e di promozione di attività culturali e sociali in un’ottica di miglioramento della qualità di vita della comunità».

Sulla questione più istituzionale e formale toccata dall’incontro è intervenuto invece Franco Dalla Mura di Labsus Laboratorio per la sussidiarietà, facendo un plauso alla strada recentemente intrapresa dal Comune di Verona, circa il nuovo “regolamento” che consente la collaborazione fra cittadini e amministrazione a proposito di beni comuni. Si tratta del regolamento che colma il vuoto normativo fra il principio affermato nelle poche righe introdotte nella Costituzione con l’articolo 118 (2001) e la realtà quotidiana delle amministrazioni. A Verona «lo stanziamento che l’amministrazione ha previsto, verrà utilizzato per testarlo nella quotidianità e non sarà investito in consulenze varie: questo mi sembra già un ottimo punto di partenza», ha spiegato Dalla Mura, specificando che a livello nazionale, 140 Comuni hanno iniziato a redigere un regolamento sulla sussidiarietà e 60 di questi lo hanno già adottato.

A chiudere il convegno l’intervento di Giovanni Sala, vice presidente vicario della Fondazione Cariverona «quello degli spazi vuoti è un problema che colpisce duramente soprattutto le ex città militari e quei luoghi fortificati che hanno avuto un ruolo e un utilizzo importante e strategico nei secoli scorsi e che ora sono invece svuotati», ha affermato Sala elencando le iniziative dell’ente per la riqualificazione. «Per far fronte a una riconversione generale occorrono sì risorse economiche, e molte dato che si tratta di interventi che avrebbero bisogno di decine di milioni di Euro ciascuno, ma anche di idee. E obiettivi condivisi. Solo lavorando insieme si possono ottenere buoni risultati», ha aggiunto il vice presidente.

«Siamo ben felici di poter collaborare a un progetto che possa contribuire al miglioramento della qualità della vita di tutti, attraverso un’iniziativa che coniughi riattivazione di spazi abbandonati, volontariato, attività giovanili, prendendoci cura del luogo in cui viviamo» afferma Chiara Tommasini, presidente del CSV Centro Servizio per il Volontariato di Verona. Che aggiunge «un luogo che consideriamo un bene comune, come pure lo sono le capacità, le conoscenze e l’impegno messi in campo dal volontariato e della cittadinanza attiva: ci auguriamo di poter presto creare nuove sinergie in questo senso, capaci di dare alla luce una proposta concreta».

Il convegno è stato organizzato dal Csv con la partecipazione dell’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune, Fondazione Cariverona e grazie alla promozione de I Cantieri del Bene Comune.

 

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