STACCO, i dati della valutazione d’impatto sociale

10 anni, 10mila utenti tra Verona, Belluno, Treviso e Venezia, quasi 500mila chilometri l’anno per un servizio che costa circa un milione di euro l’anno ma è in grado di restituire servizi alla collettività per oltre 5 milioni di euro.

I dati sono emersi durante il convegno “Al volante e al telefono: i volontari che fanno la differenza”, organizzato al Museo Nicolis di Villafranca dal Centro di Servizio per il Volontariato (CSV) in collaborazione con Fondazione FEVOSS Santa Toscana.

Da dieci anni macina migliaia di chilometri, trasportando anziani, persone sole e malate. È il progetto STACCO, Servizio di trasporto sociale, realizzato dalle organizzazioni di volontariato in rete nelle province di Verona, Belluno, Treviso, e Venezia. E pensato per chi, in ridotta capacità psicomotoria o disagio sociale, ha necessità di spostarsi per effettuare cure, visite o per attività ludico motorie. Non si tratta quindi di un’ambulanza, né di un taxi ma di una preziosa risorsa in grado di rispondere all’esigenza di arrivare alla destinazione desiderata – per chi vive solo e con capacità limitate una vera e propria odissea – e di coniugare il mero spostamento logistico con qualche sorriso, una chiacchiera, la condivisione di uno stato d’animo.

Il servizio stesso, in dieci anni, di strada ne ha fatta parecchia evolvendosi e strutturandosi. Partito nel 2009, Stacco non si è mai fermato e ad oggi, a Verona, coinvolge 317 volontari appartenenti a 21 associazioni, grazie al coordinamento della Federazione del Volontariato di Verona ente gestore del Centro di Servizio per il Volontariato (CSV) di Verona e su finanziamento della Regione Veneto. Complessivamente, sulle quattro province, soddisfa la domanda di circa 10mila utenti e conta su una flotta automezzi di 206 veicoli, con un valore a nuovo che supera i 5 milioni di Euro, percorrendo annualmente circa 2 milioni di km. Nel veronese, i 60 mezzi in circolazione pressoché continua percorrono 481.238 chilometri l’anno, accompagnando a destinazione 6.544 persone. Si tratta, in quasi la metà dei casi – 41,9% – di persone che vivono sole, per le quali l’assenza di una rete famigliare strutturata con figli comporta la mancanza di un supporto nei momenti di bisogno e una minore disponibilità economica. Individui che, pur per la metà in discreta salute, per il 90% sono di fatto limitato nello svolgimento delle attività quotidiane. A completare il profilo socio demografico è un livello di istruzione basso: circa il 70% degli utenti ha la licenza elementare o media e l’8% una qualifica professionale. Solo il 10% possiede il diploma di maturità e solo il 3% è laureato.

I dati emergono da un’indagine che i promotori del servizio hanno voluto svolgere per valutare lo stato delle attività e verificarne i risultati. Con il supporto di Economics Living Lab, spin off dell’Università degli Studi di Verona, lo studio si è posto di ricostruire il profilo dei beneficiari dal punto di vista socio-demografico e delle reti sociali di riferimento, stimare l’accessibilità al servizio nelle quattro province coinvolte. Inoltre, di valutarne anche la portata economica calcolando il così detto social return on investment (SROI): il tasso di ritorno del welfare di comunità. Da qui arriva uno dei dati più eclatanti. In totale, il costo annuale del servizio STACCO è di 1.128.327 euro considerato che gli autisti sono volontari, ma se la stessa attività fosse remunerata, i costi lieviterebbero fino a oltre 3 milioni di euro. Una serie di ulteriori valutazioni e calcoli su informazioni qualitative, quantitative e finanziarie, a partire dall’analisi sociale, giungendo all’analisi costi-benefici, ha permesso infatti di evidenziare un tasso di ritorno dell’investimento pubblico molto elevato: dal 320% al 870%, derivante da un investimento pubblico in grado di contribuire all’attivazione di circuiti virtuosi di welfare di comunità.  In particolare, lo SROI calcolato ha un valore di 5,5 ovvero l’investimento di 1 euro di denaro pubblico funge da motore per generare 5,5 euro di ritorno sociale. “Ciò significa che il milione circa speso per STACCO è in gradi di dare servizi alla collettività per 5milioni e mezzo di euro”, spiega Chiara Tommasini, presidente del CSV di Verona. “Numeri preziosi, presentati lo scorso novembre in un evento regionale a Venezia, se si considera che sempre più la valutazione di impatto sociale, oltre ad essere richiesta dalla Riforma del Terzo Settore, è un criterio per capire se un intervento funziona o meno. E i finanziatori devono poter verificare i risultati, anche alla luce di una domanda latente che ancora per STACCO non può essere soddisfatta”.

L’indagine socio-demografica, invece, è stata svolta durante due settimane dello scorso luglio su un campione rappresentativo di 475 utenti sui 533 che hanno utilizzato il servizio in quel periodo. Tra gli utenti, la maggior parte e veronese con 315 persone e si tratta dunque di uno spaccato fortemente rappresentativo della realtà territoriale locale. L’utenza esaminata è formata all’85% da anziani pensionati con un’età media di 73 anni, per lo più donne (329 donne e 204 uomini), di nazionalità italiana; solo 13 gli stranieri. Complessivamente, si tratta di situazioni personali complesse per cui il servizio di trasporto sociale rappresenta anche un importante valore aggiunto: “consentire un occhio vigile su queste persone quasi sempre sole e segnalare eventualmente alle istituzioni preposte la necessità di prendere in carico situazioni di forte disagio e marginalità, tant’è che il 90% di loro ha dichiarato di sentirsi più tranquillo, accudito e sereno”, commenta Cinzia Brentari, coordinatrice del CSV. “Complessivamente, i risultati sono ottimi e la Regione Veneto ha rifinanziato il progetto fino a settembre con 110mila euro. Ma molto può essere ancora fatto ad esempio per sostituire i mezzi di trasporto usurati, coprire le spese di manutenzione, carburante, assicurazione. Ciascuno, dai privati alle aziende, può contribuire con risorse o il proprio tempo”, è l’appello di Tommasini.  www.staccoverona.it.